Il modo di operare della Comunità Murialdo per i giovani in difficoltà è ri-nato (la congregazione da sempre si è occupata di “giovani poveri e abbandonati”) in un periodo di grande, positiva enfasi dell'ideale solidaristico per il quale il lavoro sociale era una missione.
In quegli anni (’70 – ’80) l’ “assistenza” diventava “accoglienza”, vale a dire scelta della relazione interpersonale valorialmente e affettivamente significativa.
La parola chiave che definiva il nuovo progetto si chiamava deistituzionalizzazione intendendo come istituzionalizzanti quelle risposte che pur considerate efficaci non rispondevano appieno alle esigenze profonde dei minori.
Intuizioni ancora attuali se pensiamo ad esempio a modelli di presa in carico fondati sul contenimento ove le relazioni sono distaccate, parcellizzate nel rapporto di aiuto, prevalentemente professionali, le risposte incapaci di rinnovarsi, non flessibili, non integrate nel territorio, incapaci di suscitare risorse, non attente a difendersi da soluzioni che agevolino la delega; le risposte che assumono soltanto il sintomo e non la globalità del bisogno del ragazzo.
Alla base della scelta di fare Casa Famiglia c’è la decisione di una famiglia, di aprirsi agli altri, di condividere la quotidianità familiare con chi, per i motivi più disparati, non la può vivere appieno. Parte dall’accorgersi che, da una parte, ci sono bambini e ragazzi che esprimono un forte bisogno di appartenenza, di relazioni stabili e accoglienti e di vicinanza affettiva e dall’altra che il rispondere a tali bisogni è realizzare l’accoglienza in pieno stile murialdino.
La Casa – famiglia è perciò un’esperienza di condivisione che assicura le funzioni che usualmente vengono soddisfatte dalla famiglia. E’ un servizio residenziale che vuole dare risposte di accoglienza, di cura e di relazione a minori con difficoltà familiari e personali e con evidente bisogno di relazione con adulti.
Si caratterizza per la presenza di una coppia di genitori, preferibilmente con figli propri, nel ruolo educativo centrale, che abita stabilmente la casa e che assicura agli accolti una presenza affettiva a tempo pieno. Il numero dei minori accolti varia a seconda delle situazioni ma normalmente è pari a tre; l’inserimento è pensato considerando anche i figli della coppia in modo da assicurare a tutti la sperimentazione di relazioni significative e serene.
L’inserimento nel territorio è una delle particolari modalità di aiuto alla socializzazione e alla crescita dei minori accolti e avviene naturalmente nel luogo abituale di vita della famiglia che accoglie.
La relazione con la Comunità di accoglienza (che rimane titolare e responsabile dei progetti di aiuto) è mantenuta dal fatto che almeno uno dei membri della coppia genitoriale è dipendente della stessa Comunità alla quale è assegnato anche il compito di coordinamento e gestione del progetto.
CASE – FAMIGLIA IN ITALIA
Comunità Murialdo Trento
Casa Famiglia Murialdo Cornaredo (Milano)
Associazione Murialdo Viterbo