Cari Volontari!
1. Al termine di quest’anno, che le Nazioni Unite hanno dedicato al Volontariato, desidero esprimervi vivo e cordiale apprezzamento per la costante dedizione con cui, in ogni parte del mondo, andate incontro a quanti versano nell’indigenza. Sia che operiate come singoli oppure raggruppati in specifiche associazioni, voi rappresentate per bambini, anziani, ammalati, gente in difficoltà, rifugiati e perseguitati un raggio di speranza, che squarcia le tenebre della solitudine e incoraggia a vincere la tentazione della violenza e dell’egoismo.
Cosa spinge un volontario a dedicare la sua vita agli altri? Anzitutto quel moto innato del cuore, che stimola ogni essere umano ad aiutare il proprio simile. Si tratta quasi di una legge dell’esistenza. Il volontario avverte una gioia, che va ben oltre l’azione compiuta, quando riesce a dare qualcosa di sé agli altri gratuitamente.
Proprio per questo, il Volontariato costituisce un fattore peculiare di umanizzazione: grazie alle svariate forme di solidarietà e di servizio che promuove e concretizza, rende la società più attenta alla dignità dell’uomo e alle sue molteplici aspettative. Attraverso l’attività che svolge, il Volontariato giunge a sperimentare che, solo se ama e si dona agli altri, la creatura umana realizza pienamente se stessa.
2. Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo, ci comunica la ragione profonda di questa universale esperienza umana. Manifestando il volto di Dio che è amore (cfr 1 Gv 4, 8), Egli rivela all’uomo l’amore come legge suprema del suo essere. Nella vita terrena Gesù ha reso visibile la divina tenerezza, spogliando “se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini” (Fil 2, 7) e “ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore” (Ef 5, 1). Condividendo sino alla morte la nostra vicenda terrena, ci ha insegnato a “camminare nella carità”.
Seguendo le sue orme, la Chiesa, in questi due millenni, non ha cessato di testimoniare quest’amore, scrivendo pagine edificanti grazie a santi e sante che hanno segnato la storia. Penso, tra i più recenti, a san Massimiliano Kolbe, che si è sacrificato per salvare un padre di famiglia, e a Madre Teresa di Calcutta, che ha consacrato se stessa ai più poveri tra i poveri.
Attraverso l’amore per Dio e l’amore per i fratelli, il cristianesimo sprigiona tutta la sua potenza liberante e salvifica. La carità rappresenta la forma più eloquente di evangelizzazione perché, rispondendo alle necessità corporali, rivela agli uomini l’amore di Dio, provvidente e padre, sempre sollecito per ciascuno. Non si tratta di soddisfare unicamente i bisogni materiali del prossimo, come la fame, la sete, la carenza di abitazioni, le cure mediche, ma di condurlo a sperimentare in modo personale la carità di Dio. Attraverso il Volontariato, il cristiano diviene testimone di questa divina carità; l’annuncia e la rende tangibile con interventi coraggiosi e profetici.
3. Non basta venire incontro a chi si trova in difficoltà materiali; occorre al tempo stesso rispondere alla sua sete di valori e di risposte profonde. È importante il tipo di aiuto che si offre, ma ancor più lo è il cuore con cui esso è dispensato. Che si tratti di microprogetti o grandi realizzazioni, il Volontariato è chiamato ad essere in ogni caso scuola di vita soprattutto per i giovani, contribuendo a educarli ad una cultura di solidarietà e di accoglienza, aperta al dono gratuito di sé.
Quanti volontari, nell’impegnarsi coraggiosamente per il prossimo, giungono a scoprire la fede! Cristo, che chiede di essere servito nei poveri, parla al cuore di chi si pone al loro servizio. Fa sperimentare la gioia dell’amore disinteressato, amore che è fonte della vera felicità.
Auspico vivamente che l’Anno Internazionale del Volontariato, durante il quale si sono tenute numerose iniziative e manifestazioni, aiuti la società a valorizzare sempre più le tante forme di Volontariato, che rappresentano un fattore di crescita e di civiltà. Spesso i volontari suppliscono e anticipano gli interventi delle pubbliche istituzioni, alle quali spetta di riconoscere adeguatamente le opere nate grazie al loro coraggio e di favorirle senza spegnerne lo spirito originario.
4. Cari Fratelli e Sorelle, che costituite quest’“esercito” di pace diffuso in ogni angolo della terra, voi siete un segno di speranza per i nostri tempi. Là dove emergono situazioni di disagio e di sofferenza, fate fruttificare le insospettabili risorse di dedizione, di bontà e persino di eroismo, che sono nel cuore dell’uomo.
Facendomi voce dei poveri di tutto il mondo, voglio dirvi grazie per il vostro incessante impegno. Proseguite con coraggio nel vostro cammino; le difficoltà non vi fermino mai. Cristo, il Buon Samaritano (cfr Lc 10, 30-37), sia l’eccelso modello di riferimento di ogni volontario.
Imitate pure Maria che, recandosi “in fretta” a soccorrere la cugina Elisabetta, diventa messaggera di gioia e di salvezza (cfr Lc 1, 39-45). Ella vi insegni lo stile della carità umile e fattiva e vi ottenga dal Signore la grazia di riconoscerlo nei poveri e nei sofferenti.
Con tali voti, imparto di cuore a voi tutti ed a quanti incontrate ogni giorno sulle strade del servizio all’uomo una speciale Benedizione Apostolica.
Dal Vaticano, 5 Dicembre 2001