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Introduzione

 

Servizio educativo – pastorale nelle comunità di accoglienza, casa famiglia, famiglie affidatarie…

 

Nel corso degli ultimi anni le esperienze di accoglienza delle comunità Murialdine si sono diversificate e sono sorte comunità in cui nella progettazione e gestione delle diverse forme di accoglienza operano religiosi ed educatori laici.

Ci siamo accorti che le diverse professionalità più che costituire ostacolo aiutano a “fare bene il bene” e con il tempo hanno favorito il passaggio da un’accoglienza fatta attraverso risposte preconfezionate ad una maggiore disponibilità a partire dalle risorse e dai bisogni delle persone coinvolgendo in maniera attiva una pluralità di soggetti.

La complessità e la diversificazione dei bisogni di queste persone ci costringono ad operare con maggiore flessibilità e duttilità sia rispetto alle forme di riposta, sia rispetto alle relazioni con le risorse del territorio e alle modalità di impiego degli educatori.

La passione educativa di s. Leonardo Murialdo e la sua attenzione ai giovani poveri ci chiedono oggi la disponibilità di andare oltre le nostre strutture e le nostre abitudini per poter incontrare le persone e comprenderne i bisogni e i desideri; è l’amore che si fa concreto e che mette l’altro al primo posto.

In questo modo è possibile operare per la costruzione di efficaci percosi di aiuto, di reti di sostegno, tramite interventi capaci di una presa in carico globale delle persone e di operare anche nei contesti familiari e sociali.

E’ diventato indispensabile superare le modalità statiche di azione per far riferimento ad una molteplicità di persone, di luoghi, di esperienze che opportunamente scelte e coordinate costituiscono l'ambiente entro il  quale è possibile un reale cammino educativo (creazione di contesti educativi).

Ecco quindi che le modalità di azione delle comunità di accoglienza giuseppine operanti in Italia sono effettivamente molto diverse tra loro, e pur conservando un medesimo stile operativo (educazione tramite relazioni individualizzate, contesti familiari, creazione di climi relazionali caldi e accoglienti ecc…) , sono inserite nei differenti contesti sociali e cercano di rispondere in modo adeguato alle situazioni di disagio che incontrano.

Un’altra carattersitica degna di nota è la presenza dello stato nel settore sociale: non solo tramite icontatti con i diversi servizi sociali territoriali, ma anche attraverso il finanziamento di questi interventi: molti (anche se non tutti) progetti di aiuto sono sostenuti dall’ente pubblico.

Le nostre comunità di accoglienza perciò sono caraterizzarte da una notevole presenza di operatori professionali che, pur condividendo in pieno il carisma e l’identità religiosa delle nostre comunità, tuttavia non si confondono né si sovrappongono in nessun modo con gli attori dei percorsi di educazione religiosa presenti nelle scuole e soprattutto nelle comunità parrocchiali.

Pur essendo sempre pronti a testimoniare le ragioni della nostra fede non organizziamo momenti di catechesi sistematica all’interno delle nostre comunità di accoglienza (tranne casi eccezionali e per motivi particolari) ma, data anche la sempre maggiore presenza di bambini e ragazzi di altre religioni, favoriamo e incentiviamo in ogni modo la partecipazione alla catechesi parrocchiale o l’inserimento in gruppi, movimenti o associazioni cattoliche presenti nel territorio.

Presentiamo solo tre delle differenti modalità di intervento che sono messe in atto in diverse comunità di accoglienza giuseppine in Italia a favore di minori o famiglie in difficoltà.


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