La progressiva
riscoperta del carisma del fondatore faceva crescere in congregazione la
sensibilità verso l’apostolato in favore dei giovani poveri, tema che nel
Capitolo XVII (Viterbo, 1982) assunse un rilievo mai conosciuto prima. Nel
percorso di preparazione dell’evento, il superiore generale, p. Girolamo
Zanconato, scriveva una lettera circolare ai confratelli eletti al Capitolo (10
gennaio 1982), nella quale sottolineava, tra l’altro, la necessità della
«riqualificazione» delle opere giuseppine, affinché fossero veramente per i
giovani poveri.
Nonostante la
contrazione numerica, nel 1979 la congregazione, grazie alla Provincia veneta,
apriva a Lunsar, in Sierra Leone, una presenza pastorale ed educativa nel cuore
di uno dei paesi più poveri dell’Africa.
Il Capitolo
invitava le comunità ad essere attente «ai bisogni sempre nuovi e ai segni dei
tempi», mettendo in guardia i confratelli dal pericolo di una vita borghese,
lontana dalla precarietà che caratterizzava molte forme di povertà (Linee di programmazione, 1.2). Un
intero, lungo paragrafo era dedicato all’apostolato fra i giovani poveri.
10.1 Riconvertirsi ai giovani poveri (approfondimento)
Il Capitolo
ricuperava lo spirito e anche i termini del carisma originario e ricordava la
missione specifica della congregazione, quella dell’educazione dei giovani
poveri, abbandonati e maggiormente bisognosi di aiuto e di cristiana
educazione. Tracciava poi un vero e proprio programma di «riconversione» ai
giovani poveri.
«Ogni provincia,
attraverso interventi adeguati del capitolo provinciale, del consiglio e delle
comunità, si impegni a fare in modo che gradualmente nell’arco di tre anni e
maggiormente al termine del sessennio si possa riconoscere assai più di oggi
che la congregazione è fedele a questa missione specifica, con una nitida linea
apostolica e con una evidente priorità di impegno in questa opzione.
[...] Per
aiutare la realizzazione di tale progetto, il capitolo:
a) chiede che
ogni nostra opera senta il dovere di cercare spazi di servizio per i nostri
giovani poveri (case famiglia, in appartamento o nell’istituto, affidamento o
appoggio di giovani a famiglie, mensa, accoglienza in casi di emergenza e altre
forme di presenza aperte al territorio, anche con l’apporto di collaboratori;
b) invita a
sensibilizzare i giovani di tutte le nostre opere e attività al servizio dei
loro coetanei più umili e bisognosi e a compiere analoga opera verso i
collaboratori laici, i volontari, gli ex allievi, gli adulti di tutte le nostre
opere e parrocchie.
Afferma che la
nostra congregazione non si rivolge specificamente alle fasce di emarginazione
qualificata (drogati, handicappati, carcerati...) ma piuttosto alla emarginazione
di massa (periferie, borgate popolari, assistenze ai minori)» (Linee di programmazione, 2.1).
La scelta del
coinvolgimento dei giovani, dei collaboratori, dei laici, dei volontari nel
campo del lavoro in mezzo ai poveri veniva ribadita a proposito delle
iniziative missionarie già in atto o in via di progettazione (2.2).