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4. Don Giulio Costantino, successore del Murialdo


 Dopo quella del 1873 e quella del 1875, la terza «regola» della congregazione furono le Costituzioni del 1904, la cui redazione, iniziata nel 1897, si protrasse per vari anni, fino a dopo la morte del Murialdo. Preparate in base a precise indicazioni giuridiche della Sede Apostolica, queste Costituzioni persero necessariamente la ricchezza carismatica che aveva contraddistinto i testi precedenti. Essa però non andò dimenticata, ma venne raccolta e conservata in alcuni documenti complementari successivi.

E’ questo il periodo in cui la congregazione è guidata da don Giulio Costantino, che don Giuseppe Vercellono nella sua biografia ha definito il «papà dei giovani».

Le circolari che egli scrisse ai confratelli non affrontano esplicitamente il tema dei giovani poveri: parlano della missione da aprirsi in Libia a favore degli orfani di Bengasi e dei piccoli «moretti» riscattati dalla schiavitù (circolare n. 10) e dedicano attenzione alla formazione spirituale della «povera gioventù, così insidiata in questi tempi» (n. 27). L’apostolato giuseppino è dunque sentito come rivolto non solo alla «gioventù povera» (economicamente), ma anche alla «povera gioventù» come gruppo sociale, se così si può dire, o categoria generazionale, insidiata da tanti pericoli morali. Egli comunque riafferma l’impegno per l’educazione della gioventù in genere, «specialmente se povera» (n. 28).

 

4.1 Don Giulio Costantino, papà dei giovani (approfondimento)

Chi sia stato don Giulio Costantino, primo successore del Murialdo alla guida della congregazione e in che cosa sia consistito il suo apporto nel delineare il carisma verso i giovani poveri lo si può capire più dalla sua vita che da quello che ci ha lasciato (ad esempio le lettere circolari del periodo in cui era superiore generale).

Orfano di madre, era stato accolto nel Collegio Artigianelli, dove imparò il mestiere di calzolaio. Era poi divenuto maestro, assistente e sacerdote. Dapprima fu prefetto di disciplina nel Collegio Artigianelli e poi direttore del riformatorio di Bosco Marengo, presso Alessandria, dal 1872 al 1883. Tornato a Torino, fu direttore dei laboratori nel Collegio Artigianelli e della casa famiglia presso la chiesa di Santa Giulia.

Nella vita che ne ha tracciato, don Giuseppe Vercellono scrive: «La bontà di D. Costantino aveva una veste semplice, familiare e tutti la sentivano imitabile. [...] Desiderava che la sua bontà fosse imitata dai confratelli assistenti e maestri. Nelle conferenze settimanali li istruiva nella pratica delle virtù religiose e soprattutto raccomandava loro la pazienza e la dolcezza coi giovani. Ripeteva spesso: “Questi giovani sono la nostra ragione di essere; la Congregazione di S. Giuseppe esiste per essi, per la loro educazione cristiana e tecnica; sono i nostri padroni. [...] Dobbiamo essere i loro servitori”.

Desiderava che il riformatorio diventasse una famiglia nella quale regnasse l’ordine, il rispetto scambievole e soprattutto la confidenza. Si adoperava in tutti i modi perché i giovani ricoverati ci si trovassero bene, amassero quella grande casa fino al termine del tirocinio, e uscendone, fossero in grado di guadagnarsi il necessario alla vita esercitando un’arte.

[...] Uno di quei giovanetti, ricordando, dopo cinquant’anni, il suo direttore di Bosco Marengo, scriveva: “D. Costantino era alto di statura, ben proporzionato e di straordinaria robustezza. Aveva animo mite e con noi era sempre sorridente. Per il nostro bene faceva qualunque sacrifizio; era più che un padre, aveva per noi la tenerezza di una madre. Io volevo bene a quel gigante, che con le grandi e delicate sue mani curava i miei malucci di bambino» (Giuseppe Vercellono, D. Giulio Costantino papà dei giovani, Libreria S. Giuseppe degli Artigianelli, Torino, 1939, pp. 123-126).

P. Giovenale Dotta
 
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