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13. Poveri materialmente, socialmente e moralmente

La riscoperta del carisma del Murialdo, operata a partire dagli anni Sessanta e culminata nella proclamazione della sua santità nel 1970 nonché nella stesura della Regola del 1984, aveva originato un certo dibattito sulle opere apostoliche tenute dalla congregazione e sui criteri da seguire nell’aprirne di nuove. Il tema fu affrontato anche in varie riunioni del Centro Storico dei Giuseppini del Murialdo, che era stato costituito tra il 1982 e il 1983. Ne scaturì un documento intitolato Carisma apostolico affidato alla Congregazione che contribuì a dipanare la questione e a orientare il cammino successivo.

«Appare chiaramente fin dai primi documenti della congregazione [...] che il nostro campo di apostolato, dapprima esclusivo, poi precipuo o preferenziale, è l’educazione dei giovani poveri, abbandonati, o bisognosi di emendazione.

Anche nei commenti del Reffo e del Murialdo stesso, i referenti del nostro apostolato sono sempre principalmente:

- i giovani poveri e abbandonati, cioè poveri materialmente e socialmente, oppure

- i giovani bisognosi di aiuto e di cristiana educazione (per prevenire) o bisognosi di emendazione (per recuperare); cioè i giovani poveri moralmente: quelli che, indipendentemente dalla condizione sociale o familiare, sono, secondo la terminologia del tempo, già discoli o in pericolo di esserlo» ([Centro Storico Giuseppini del Murialdo], Carisma apostolico affidato alla Congregazione, in «Lettere Giuseppine» [1993] n. 7, p. 170).

Al centro insomma c’erano i giovani, soprattutto se poveri e abbandonati. Lo avrebbe ribadito l’anno dopo il XIX Capitolo Generale.

 

13.1 La Famiglia del Murialdo e «il giovane al centro» (approfondimento)

Il XIX Capitolo Generale si tenne a Viterbo nel 1994. Le idee portanti risultarono quella della «rinascita», in una vita ricca di trascendenza e sinceramente fraterna, quella della Famiglia del Murialdo, quella del «giovane al centro».

La congregazione scopriva la bellezza della condivisione del carisma spirituale e apostolico «con altri fratelli e sorelle» (le Murialdine, l’Istituto secolare, i Laici del Murialdo, i collaboratori, i giovani stessi...), con quell’insieme più vasto che lo stesso Capitolo definiva come «Famiglia del Murialdo» (3; 3.2; 3.3.3). I laici non erano soltanto i «destinatari della nostra pastorale» (3.1), ma diventavano responsabili anch’essi della custodia, della trasmissione e dell’incarnazione del carisma. La vocazione cristiana si vive in modi diversi, ma con un legame che «ci costituisce in Famiglia del Murialdo» con tutti coloro che hanno ricevuto, insieme con noi, il dono dato da Dio al nostro fondatore». Proprio per questo i capitolari affermavano la consapevolezza di avere molto da ricevere anche dai laici (3.2 e 3.3.1).

Prendeva avvio dunque il discorso di «formazione mutua dei laici e dei confratelli chiamati a collaborare con loro» (3.3.2).

Si sosteneva anche che «attraverso i Laici del Murialdo [...] il carisma del fondatore può ritrovare aspetti non adeguatamente sviluppati (presenza nel sociale, nel politico, nei mezzi di comunicazione, nella cooperazione) e scoprire nuovi campi di presenza» (3.3.3).

L’altra idea portante era quella del «giovane al centro». Il Capitolo riconosceva che l’identità giuseppina «si esprime necessariamente nella dimensione apostolica, e precisamente nella dedizione ai giovani poveri, abbandonati e maggiormente bisognosi di aiuto e di cristiana educazione. Riaffermiamo quindi, scrivevano i capitolari, la centralità del giovane, specialmente povero, nel nostro impegno apostolico personale e comunitario» (4.2.1). Si ribadiva inoltre che non si trattava soltanto di un impegno di carattere socio-assistenziale, ma di un apostolato in vista della salvezza dei giovani (ne perdantur).  Seguiva poi una lunga lista di scelte ed impegni, proprio per «ricollocare i giovani al centro della nostra missione» (4.2.2 e 4.2.3).

La centralità del giovane compariva anche tra le scelte metodologiche evidenziate due anni dopo dal documento elaborato dal Gruppo Centrale di Pastorale Giuseppina ed intitolato Linee di pastorale giuseppina (1996).

 
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